Spero che la morte mi colga mentre sono intento a leggere e scrivere, o se Dio vorrà, mentre prego e piango, nel mio pozzo dei desideri è contenuto l’auspicio che rende vivido, esemplare il momento della morte. Un momento da me agognato e in certe circostanze da me preteso. Dio ci ha donatola morte per farci perdonare la vita? Non credo, l’immensa misericordia che ci offre oggi il Padre Supremo è quella di rendercela soave poichè essa rappresenta dopo tanto nascere l’ultima e definitiva affermazione della vita eterna. La morte ci cautela, la morte è bella è la nostra amica più intima, si presenta mascherata e la sua immagine, per convenzione ci spaventa. Per molti ,la morte è un mistero inesplicabile della quale l’esperienza quotidiana non ha dato risposte. Sui frontoni dei cimiteri a volte sta scritto “niente è tragico.Tutto è irreale. Ma se ci pensiamo quello che si definisce una ragione per vivere è anche una buona ragione per morire. Dove sta la contrapposizione tra i due stati fisici? Dove finisce il finito e comincia la straordinarietà dell’infinito. Certo anche io auspico una facile morte. Non la considero un male, poiché liberal’uomo da tutti i mali e insieme ai benefici ci libera dai desideri. Nabokov scriveva che la vita è una grande sorpresa, non vedo perché la morte non potrebbe essere ancora più grande. Affrontare lietamente la morte è segno di profondissima felicità affrontarla tremando è segno di fragilità. Muore bene chi muore amando. Ci può essere in un uomo una esperienza, una pena, un pensiero, uno stato d’animo per cui la morte è soltanto una formalità. Io la penso e la vivo così, pur cosciente che lascerei strascichi dolorosi nei confronti dei miei cari. Troppe sono le ragioni che rendono laica questa mia convinzione. Concluderei con una affermazione di Woody Allen che sostiene che il lato positivo della morte è che ci consente di raggiungerla in stato di riposo, ovvero sdraiati.
Qualcuno potrebbe accusarmi accusandomi di cambiare spesso opinione dare diverso peso, sottolineare diversamente le intenzioni relative l’attualità della situazione socio politica. Spesso muta la grammatura che da solidità alle opinioni che esprimo. Io come tutti, vivo le situazioni proporzionandole al tipo di vibrazione emotiva relativa non solo all’ argomento ma anche alla circostanza. Spesso la parte destra del mio annebbiato cervello prevale su quella parte sinistra che da lustro al ragionamento razionale. Ma siamo onesti:tutti noi siamo leggermente sismici. Non sono sufficienti certi rimedi antidepressivi o l’olio essenziale di bergamotto per stabilizzare il tutto.Come sempre scrivo molto, ma mi rivolgo essenzialmente a me stesso. In questo periodo sto vivendo un ciclo di forte indignazione. Sono dell’opinione che una utile soluzione sarebbe quella di vivere un certo periodo in una grotta come fece Robinson Crosuè. Recuperare i rapporti un po alla volta. Sto denunciando, da indignato la totale assenza di tutela da parte dello Stato e da parte di coloro che lo rappresentano. Ma mi rendo conto che sono disarmato. Ma non saprei dire se anche lo fossi se sarei in grado di scoccare qualche freccia dal mio arco e colpire i responsabili. Se mi rintano nel mio edenismo dove la fede nel Signore attraverso la preghiera, mi accorgo di incontrare forme di beatitudine e soavità Incontro i figli di luce che ci hanno preceduto nel mondo dell’eternità.Una prospettiva vera. L’incontro con i miei cari, con la mia amata Giulietta,elementi fondamentali contenuti nel mio forziere di convincimenti. Un patrimonio infinito che però non intendo utilizzare come contropartita per ripianare le frustrazioni terrene.
Cara Giulia sto attraversando un periodo di vita terrena sufficientemente equilibrata, un equilibrio che a prima sensazione non mi procura sismi psicologici. Percepisco una situazione introspettiva che mi porta a scavare e soprattutto ad estrarre. E’ totalmente scomparsa una specie di timidezza che impediva di manifestare tanti aspetti della mia intimità mentale.Una veniale ritrosia che sostanziava un comportamento teso a difendere un falso pudore che oggi ritengo improprio e dannoso nella sua funzione ostruttiva. Il bisogno di manifestare è talmente forte che mi permette di esprimere un comportamento interpersonale di grande utilità. Introspettarci è utile nell’ intento di favorire le risposte, le risposte alimentano nuovi interessi e curiosità, ti indicano campi di ragionamento ad oggi inesplorati. Qualcuno mi guarda con sufficienza o indifferenza, forse ritiene che io perda del tempo. A me il tempo non interessa, per me il tempo non esiste. Nel tempo individuo il presente. Tu Giulia sei il mio eterno presente, addolcisci, attraverso la tua fotonica realtà, il sentimento che invece in me è sempre più organico teso, attraverso l’amore a rendere praticabile il percorso che conduce alla luce eterna del Signore. Mi rendo conto,e lo propongo a tutti coloro che hanno vissuto l’analogia del mio dramma che bisogna istruirsi, bisogna leggere. Non mancano grandi esempi di straordinari autori che indicano anche sul piano metodologico convivere con il disastro personale.
Ci aiutano a capire che la morte va considerata come la nostra nascita. La nostra incubazione dura quanto tempo abbiamo sperimentato nella nostra realtà di corpo fisico di persona incarnata. Il corpo fisico è un contenitore di un’anima spirituale che vive la fase del finito sino alla morte ma è immortale nella sua fase di infinito successiva.
Detenere una qualunque cosa della quale disporre come si ritiene, è anche la potestà che si può esercitare su una cosa di cui si godono i frutti, indipendentemente dall’averla in proprietà. In particolare ciò è evidente nel campo delle relazioni interpersonali la dove l’argomento è di natura religiosa o socio – politica. Esercitare il possesso sulla mente delle persone è ftato di grande rilievo per gli effetti che in genere ne conseguono. Un esempio ancora molto attuale riguarda il dominio del genere maschile su quello femminile in relazione ad arcaici valori culturali e religiosi. Sul terreno politico sottolineo il ruolo dominante delle teste coronate nei confronti dei sudditi esponendo diritti conseguenti a supposte indicazioni divinatorie. Restringendo il ragionamento è giusto sostenere che nessuno, può pretendere di imporre il proprio credo ad altri, ciò vale per le persone vicine e nei rapporti occasionali. Pretendere di imporre è di per se un fatto negativo. Di segno opposto è reclamare il possesso quando si ritiene di averne illegittimo diritto. Ad es. la restituzione di potestà legate alla proprietà che siano state lese in ragione di atti violenti, di truffe, coercizioni o leggi ingiuste. Mi pare che in tal caso l’dea, anche sotto il profilo filosofico, va ribadita ad alta voce. Altro aspetto riguarda la possibilità di potersi assicurare l’agibilità personale. Poter esprimere,secondo le regole della democratica convivenza, le proprie opinioni che in genere i regimi totalitari o padronali frustrano normando a proprio comodo la situazione statuaria. Può sembrare banale ciò che ho raccontato. Ma non è scontato, esistono posizioni fondamentaliste che ritengono che l’idea di possesso sia comunque negativa. Nell’ articolato pensiero che secolarmente ha definito questo concetto, quasi tutti i pensatori che mi son dati a conoscere, partendo da Platone, il possesso è legato all’ idea di proprietà. Le differenze a tal proposito sono importanti. C’è chi ritiene che la terra è di tutti, ma i frutti sono di proprietà personale. Marx concepiva la socializzazione dei beni. I liberali ritengono che la proprietà garantisce la libertà. Come si vede una discussione infinita.
Pur faticando le note sette camice, traggo grande giovamento leggendo un bellissimo saggio strutturato con il metodo dell’intervista di Paola Giovetti, giornalista. Protagonista Ulderico Pasquale Magni. Padre Magni ci ha definitivamente salutati alla veneranda età di 99 anni, all’ incirca due anni or sono. Ha conservato lucidità e cinetismo intellettuale sino all’ultimo stante di vita terrena lasciandoci in eredità argomenti che illustrerò aggiornati in modo esemplare.
Il desiderio di pregare è di per se una preghiera. La preghiera è un amuleto contro la tristezza e lo scoraggiamento dell’anima. Il solo pensiero riconoscente innalzato al cielo è la più perfetta delle preghiere. Chi prega sfama e purifica una fame spirituale molto avanzata che si presenta con le caratteristiche della soggettività che si proporziona alle circostanze di un vissuto, di un presente e di un orizzonte modulati dalle circostanze generali. Attenzione al religioso perfetto che prega talmente bene al punto di ignorare che prega. Unire la preghiera alla volontà è la grande sfida che ognuno di noi lancia a se stesso. Bisogna innanzitutto evitare ogni minima disposizione alla bacchettoneria,cioè quella devozione malintesa che ci rende pusillanimi o fanatici. La preghiera deve insegnarci ad amare Dio e gli uomini, bramare sempre di più il Regno della Giustizia, ad aborrire le iniquità perdonando gli iniqui. Il vero pregare incessantemente non è borbottare molte parole alla guisa dei pagani, ma adorare Dio con semplicità. Si con parole, si con azioni, fare che le une e le altre siano l’adempimento del volere di Dio. Le formule delle preghiere che recito in adorazione sono sempre poche, non per sottovalutazione, ma perché sono fatto così. Non sono capace di recitarne molte senza vagare in distrazioni e porre l’idea del culto in oblio. Ma non dimentico che Dio è sempre vicino a noi, egli è in noi, o piuttosto che noi siamo in Esso.
Giorni or sono ebbi modo di scrivere : l'eternità esiste e coloro che vivono nell'aldilà comunicano con noi . Scrivendo ciò immagino già l'espressione dubitativa e ironica di molti di fronte all'inconcepibile di questa affermazione. La corazza razionalista e positivista che imprigiona-negli ambienti scientifici e religiosi ufficiali - il nostro spirito è talmente rigida che tutto ciò che rischia di metterla in discussione viene respinto nelle tenebre delle scienze cosiddette occulte o nel campo della parapsicologia.. La Chiesa nutre grande diffidenza nei confronti di questi fenomeni, è vero che essa insegna l'eternità, ma non accetta che la si possa vivere e che si possa entrare in comunicazione con essa. Qui entra in gioco la consapevolezza di ognuno di noi, la nostra esperienza, il nostro vissuto. Io pur non disponendo di grandi argomenti posso però mettere in campo l'esperienza del dramma con cui comunico quotidianamente.La morte non è che un passaggio. La nostra vita continua, senza alcuna interruzione,fino alla fine di tempi. Porteremo con noi nell'aldilà la nostra personalità nella sua interezza, i nostri ricordi, il nostro carattere. I nostri cari, i nostri contemporanei nell'eternità ci parlano anche dell'onnipresenza di una forza che è origine di tutte le cose e termine della nostra evoluzione. Tale orza è chiamata Dio. L'esistenza di Dio è da essi provata come Amore personale, infinito, incondizionato.Non saprei dare risposta ad un fatto, come potrei resistere al dramma del lutto se non fossi oramai dotato di una sovra struttura mentale su cui poggia tale convincimento.Non riesco a distaccarmi dall'idea ottimistica che a presto riabbraccerò Giulia e con essa tutti i miei cari. sfido l'ironia di taluni. Ma io sono espositore di una esperienza reale, la comunicazione con il mio mondo spirituale è frequente, passa anche attraverso il volano fondamentale della preghiera.Ognuno di noi percorre tragitti diversi e il il punto di approdo è anche esso diverso. La presenza di Giulia o di qualche altro caro a fatto di me una persona diversa, probabilmente migliore. non voglio rinunciare a questo sentire, è nitido, corroborante al punto che mi consente di comunicarlo a tutti Voi.
Venaria, una città della quale colgo l'immobilismo.Tanta è l'apatia e la stagnazione, poco attenta al vivere quotidiano. Ho l'impressione che tutti attendano l'arrivo di un messia che non arriva. Giuro che qualcuno questo messia vorrebbe farlo in proprio.Oggi l'unica mobilità la si coglie solo sotto o di fronte a qualche edificio della pubblica amministrazione. Si sentono le grida derivanti dal rivendicazionismo sociale rispetto il dramma economico che colpisce una grande fetta di nostri concittadini. I pubblici amministratori sono portati a declinare le proprie responsabilità, ciascuno si rifà alle colpe dei precedessori o di chi sta a monte della gerarchia politico amministrativa. Cosa facciamo per ridurre le difficoltà derivanti dalla carenza di taluni servizi? Eppure Venaria conserva intatta la sua forte identità derivante dalla sua straordinaria storia. La città è apatica anche perchè, nonostante il paradosso che vede protagonisti taluni amministratori esempio del peggior horror della politica, c'è troppa uniformità , appiattimento, non c'è più dialettica di livello nel confronto e nel contrasto. E' pur vero che la carenza di risorse incide sulla possibilità di compiere scelte e fare investimenti. Ma se se non c'è partecipazione non lo si puo capire e accettare. A nulla servono le esternazioni profetiche di qualche ottimista o pessimista. C'è perturbazione, la notte prevale sulla luce. Io personalmente insisto sul dovere di investire nella cultura rimettendo in campo le ricchezze mentali di cui abbonda la città. La biblioteca ne è un esempio. A queste condizioni si riuscirebbe anche a recuperare un livello di credibilità etica. A queste condizioni si riuscirà a marginalizzare gli attori di questo spettacolo triste a cui abbiamo assistito negli ultimi Consigli Comunali. Non è tollerabile che tre quatto individui giochino sulla pelle di tutti noi. Usare il proprio ruolo e promuovere comportamenti che hanno solo il sapore e l'efficacia del ricatto.
Lettera aperta di Armando Crivelli 14 dicembre 2013
Ognuno sta solo sul cuor della terra/trafitto da un raggio di sole:/ed è subito sera (Salvatore Quasimodo)
Non ricordo chi ha sostenuto che la solitudine è la dieta dell’anima. La solitudine è anche creativa, fa maturare l’originalità, la bellezza strana e inquietante, la poesia. Ma genera anche il contrario, lo sproporzionato, l’assurdo e l’illecito. Ma che pensare di tutto ciò?
Vladimir Nabokov arriva a sostenere che la solitudine è il campo da gioco di Satana. Chissà cosa lo ha spinto per affermare tanto. Di converso ritengo che la vera felicità è impossibile senza un po di solitudine. Probabilmente l’angelo che tradì Dio fu perché desiderava solitudine visto che gli angeli non la conoscono. Sta a noi a non rassegnarci alla versione negativa della solitudine. Ricordiamoci che quando si è soli nel corpo e nello spirito di ha bisogno di solitudine, ma attenzione se si governala solitudine essa genera altra solitudine. John Milton risponde con: Talvolta la solitudine è la miglior compagnia / e un breve sollecito a un dolce ritorno. Non conosco stato d’animo più contraddittorio. I solitari in genere leggono molto, ma parlano poco e non ascoltano. La vita per loro è misteriosa. Sono mistici e spesso vedono il diavolo dove non c’è. Moltitudine e solitudine sono spesso termini uguali e convertibili. Ad es per il poeta. Chi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa essere solo in mezzo al clamore della folla Distinguerei tra soli e solitudine. Si resiste a star soli finche qualcuno soffre di non averci con se, mentre la vera solitudine è una cella intollerabile. I drammi della vita concorrono a determinare una solitudine inqualificabile, in perpetuo movimento, non sempre doloroso ma ad effetto candeggiante, libera la forza energetica dei convincimenti e fa si chela resistenza al dolore sia evidente. Giulia, la luce che mi orienta verso il mio orizzonte, è presente senza esserci ma solo in solitudine la sento tanto vicina.
E’ chilometrico, non si interrompe un attimo. Curioso il suo modo di apparire nel mio presente, Giulia giunge, procura quel soffio gradevole che è intriso nella sua iconolatra presenza. Tutto è incomprensibile, anzi non è gestibile. La memoria di una figlia che ha intrapreso il viaggio nella direzione della Luce di Dio è fuori da ogni controllo razionale. Sono le circostanze che riguardano l’ordinarietà della nostra vita che rendono le immagini della memoria dolorose, lancinanti. Questa mescolanza tra orgoglio e piacere della sua apparizione e dolore sono assolutamente logiche.Il soffio delicato, soave, azzurro di Giulia è per me energia, mi aiuta a combattere le fasi acute della infelicità. Oramai ho scritto e sottolineato moltissimo, eppure la memoria è inesauribile fonte di riflessione. Riflessioni che possono essere comprese solo da chi ha vissuto questo dramma terreno.Spesso il dramma evidenzia le nostre frustrazioni, il Signore ci ha creati con il compito di “ amare”, non di volare e fantasticare. Per me è una pena, sono consapevole di questa mia manifesta incapacità. Tutto è terribilmente complesso e per questa ragione non riesco ad esprimere esattamente ciò che provo.