Anche oggi ho avuto modo di constatare come il mondo sia diviso tra persone positive e persone indifferenti, superficiali e probabilmente inutili. Io vanto la conoscenza di persone che tra le altre cose hanno sposato la causa nobile del volontariato. Rinunciando a sfruttare il tempo libero anziché a scopo personale ma per finalizzarlo a cause collettive. Un buon esempio a cui fare riferimento. Grandi, in genere, i talenti si celano proprio dentro ciò cui si è indifferenti, di cui non si provano emozioni in virtù del fatto che non si ha conoscenza. Ma io vanto la conoscenza di queste persone e ne declamo la capacità di essere esempio di talento simbolico. Non esiste sostituto al talento che assume il connotato del tesoro posseduto in forma individuale. La laboriosità e tutte le altre virtù non servono a nulla. Questo ingegno imprime una forma durevole anche alle cose che non avrebbero di per se la ragione di durare. E questa forza dell’ingegno cresce con la grandezza del compito. Ora pere tornare a noi:la bontà aurea che attraversa l’impianto intellettuale e comportamentale dei miei amici è legata al fatto che riescono con capacità a far germogliare maturare e consegnare dolce e gustoso il frutto del loro specifico e soggettivo grado di laboriosità.
Ogni vita è una moltitudine di giorni, un giorno dopo l’altro. Noi camminiamo attraverso noi stessi incontrando ladroni, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli, vedove, fratelli, adulterini. Ma sempre incontriamo noi stessi. La vita può essere fatta di marmo e di fango. Ma comunque la vita di ogni uomo è una via verso se stesso. Il tentativo di una via, l’accesso di un sentiero si profila all’ orizzonte. Spesso la vita è come dipingere un quadro, non come tirare una somma. Sono troppe le variabili, ci lascia spesso la insoddisfazione, è come una pillola che nessuno di noi può sopportare se non è dorata. La scarpa che va bene ad una persona sta stretta ad un’altra: non c’è una ricetta di vita che vada bene a tutti. E’cineticamente frenetica, ci costringe ad una perpetua distrazione, che non lascia neppure prendere coscienza di ciò da cui ci si distrae. A volte penso sia solo uno scherzo, e tutto lo dimostrerebbe. Se la mia vita avesse una seconda edizione come vorrei averne potuto correggere la bozza poiché a volte si rivela una malattia incurabile. Joseph Conrad scriveva che: “ La vera vita di un uomo è quella che gli viene accordata nel pensiero degli altri uomini per rispetto e amore”. Ciò mi gratificherebbe. Infine se c’è un peccato contro la vita, è forse non disperderla quanto sperare in un’altra vita, e sottrarsi all’implacabile grandezza di questa. Evitiamo che la vita di chiunque sia come un filo di seta sospeso in un gioco di rasoi, ma invece che si assesti in un guanciale dove leggiadre e soavi aspirazioni possano svegliarsi accolte da un nugolo di musiche ben auguranti.
La caccia nel ‘600/’700: l’attività venatoria ha rappresentato nel corso dei secoli il passatempo preferito della maggior parte delle Corti principesche europee. Nata con l’esigenza generale di approvvigionare le mense dell’uomo primitivo con cibi ad alto contenuto energetico e, più tardi , quelle dei Signori anche con rarità e prelibatezze, la caccia si è trasformata profondamente nel corso dei secoli, fino a diventare il principale loisir dell’aristocrazia.Veniva inoltre praticata per esibire forza e destrezza fisica.
Memoria, un fenomeno individuale e psicologico, ma anche sociale e collettivo. La memoria storica è profondamente diversa a seconda che si tratti di società dotate di scrittura o di società basate sulla oralità. In alcune esistevano gli uomini memoria. Alcuni reperti di tale tradizione esistono tutt’oggi.
Tutto il nostro destino è già stampato nelle nostre ossa prima ancora che abbiamo l’età della ragione. Io ne sono convinto, ma penso che a volte è sempre possibile commettere errori che ci costringeranno a tradire questo destino. William Shakspeare nel Giulio Cesare scriveva “Vi son pure dei momenti in cui gli uomini son padroni del loro destino”. L’essenza del problema soggiorna nella nostra anima e si rifà a quanto testè premesso. L’elemento che rende tutti noi diversi insiste in questo nucleo del nostro carattere, del nostro DNA. Fatto molto evidente è che la forza che si oppone al destino è in realtà una debolezza: La dedizione o l’accettazione sono molto più forti. Vivo con impegno la produzione di quelle energie che mi permettono di accettare con dedizione i vincoli del mio destino. Credo di essere una persona coerente che crede nel destino sennò sarei un uomo capriccioso che si affida alcaso. A consuntivo si potrebbe affermare che in tutte le esistenze, si noterebbe una data alla quale il destino si biforca o verso la catastrofe overso il successo. Da ciò che si intende io personalmente sono tra coloro che prendono atto di quanto il destino sia in noi già materializzato, non vivo di stupori, suppliche o credenze, non mi affido agli inciarmi per mutarne il corso. Ho pieno rispetto per il mio destino anche se mi riservato martellate tremende sul capo. Il nostro destino esercita la sua influenza su di noi anche quando non ne abbiamo ancora appresa la natura: il nostro futuro detta le leggi del nostro oggi. IL superbo Jaques Monod sosteneva: Dobbiamo tenerci sempre inguardi da questo senso così forte del destino. La scienza moderna ignora ogni immanenza. Il destino viene scritto nel momento in cui si compie e non prima. Questo diverso punto di vista mi pare discutibile seppur plausibile. L’unica cosa chiara è che il destino viene definito destino ma è improbabile conoscerne la qualità- “ Ma non potria negli uomini il destino/ se dal futuro ognunfosse indovino?”