Venaria, una città della quale colgo l'immobilismo.Tanta è l'apatia e la stagnazione, poco attenta al vivere quotidiano. Ho l'impressione che tutti attendano l'arrivo di un messia che non arriva. Giuro che qualcuno questo messia vorrebbe farlo in proprio.Oggi l'unica mobilità la si coglie solo sotto o di fronte a qualche edificio della pubblica amministrazione. Si sentono le grida derivanti dal rivendicazionismo sociale rispetto il dramma economico che colpisce una grande fetta di nostri concittadini. I pubblici amministratori sono portati a declinare le proprie responsabilità, ciascuno si rifà alle colpe dei precedessori o di chi sta a monte della gerarchia politico amministrativa. Cosa facciamo per ridurre le difficoltà derivanti dalla carenza di taluni servizi? Eppure Venaria conserva intatta la sua forte identità derivante dalla sua straordinaria storia. La città è apatica anche perchè, nonostante il paradosso che vede protagonisti taluni amministratori esempio del peggior horror della politica, c'è troppa uniformità , appiattimento, non c'è più dialettica di livello nel confronto e nel contrasto. E' pur vero che la carenza di risorse incide sulla possibilità di compiere scelte e fare investimenti. Ma se se non c'è partecipazione non lo si puo capire e accettare. A nulla servono le esternazioni profetiche di qualche ottimista o pessimista. C'è perturbazione, la notte prevale sulla luce. Io personalmente insisto sul dovere di investire nella cultura rimettendo in campo le ricchezze mentali di cui abbonda la città. La biblioteca ne è un esempio. A queste condizioni si riuscirebbe anche a recuperare un livello di credibilità etica. A queste condizioni si riuscirà a marginalizzare gli attori di questo spettacolo triste a cui abbiamo assistito negli ultimi Consigli Comunali. Non è tollerabile che tre quatto individui giochino sulla pelle di tutti noi. Usare il proprio ruolo e promuovere comportamenti che hanno solo il sapore e l'efficacia del ricatto.
Lettera aperta di Armando Crivelli 14 dicembre 2013