Il simbolismo cattolico che circonfuse i sovrani di un’ aura sacra si accompagnò un analogo corredo iconografico secolare che ne fece un modello di virtù monarchica. Due forme di raffigurazioni di fatti inseparabili: Il principe era prima di tutto e soprattutto. un sovrano cristiano, il difensore della fede, un esempio sfolgorante di devozione, e il suo potere sovrano e le sue virtù secolari affondavano le sue radici nella sua identità di prescelto alfiere di Dio. La compenetrazione di queste due identità spirituale e secolare, si manifestava nei numerosi rituali pubblici cui partecipava: nei raduni solenni dei due ordini cavallereschi della S.S Annunziata e dei Santi Maurizio e Lazzaro, per esempio; oppure, quando assistito da una falange di Vescovi presiedeva all’ostensione, davanti a Palazzo Reale, del sacro Lino, insieme Sacra Reliquie e avere della Dinastia. Le cerimonie che punteggiavano come pietre miliari la vita della Dinastia, in occasione di nascite, matrimoni, funerali, erano parimenti concepite in termini religiosi e conseguentemente inscenate. Il simbolismo di tali cerimonie era altresì profondamente secolare e politico, concepito con estrema accuratezza per esaltare la figura del Sovrano e l’ideale monarchico che incarnava. La forma degli spettacoli pubblici e degli intrattenimenti di corte non rimase immutata nel tempo, andò sempre più ad evolversi nel corso dell’Antico Regime. L’adattamento era rigoroso rispettando gli orientamenti del Sovrano. Carlo Emanuele I era molto famoso per gli spettacoli sfarzosi che inscenava, coinvolgendo tutta la Corte. Lui stesso interpretava il ruolo di protagonista. In occasione del matrimonio del suo erede Vittorio Amedeo, con la Cristina, figlia di Enrico IV di Francia, celebrato nel 1619, organizzò una serie di festeggiamenti assai elaborati. La sposa fu accolta da una finta battaglia quando valicò il passo del Moncenisio, fu eretto un arco di trionfo sotto il quale la coppia transitò nel corso dell’ingresso ufficiale a Torino; all’arrivo fu festeggiata con balletti, un dramma musicale, fuochi di artificio e un Torneo in Piazza Castello, cui partecipò una moltitudine di persone. Un lusso assai costoso. L’Ambasciatore inglese quantificò i costi dichiarandoli superiori a due anni di campagne militari. Siamo di fronte a personaggi che nutrono la loro autoreferenzialità disponendo di grandi doti intellettuali. Ritenevano ben investito questo denaro, arricchiva l’immagine della magnificenza e della liberalità consolidando il ruolo di Signore supremo della gerarchia militare e nobiliare.
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