Il desiderio di pregare è di per se una preghiera. La preghiera è un amuleto contro la tristezza e lo scoraggiamento dell’anima. Il solo pensiero riconoscente innalzato al cielo è la più perfetta delle preghiere. Chi prega sfama e purifica una fame spirituale molto avanzata che si presenta con le caratteristiche della soggettività che si proporziona alle circostanze di un vissuto, di un presente e di un orizzonte modulati dalle circostanze generali. Attenzione al religioso perfetto che prega talmente bene al punto di ignorare che prega. Unire la preghiera alla volontà è la grande sfida che ognuno di noi lancia a se stesso. Bisogna innanzitutto evitare ogni minima disposizione alla bacchettoneria,cioè quella devozione malintesa che ci rende pusillanimi o fanatici. La preghiera deve insegnarci ad amare Dio e gli uomini, bramare sempre di più il Regno della Giustizia, ad aborrire le iniquità perdonando gli iniqui. Il vero pregare incessantemente non è borbottare molte parole alla guisa dei pagani, ma adorare Dio con semplicità. Si con parole, si con azioni, fare che le une e le altre siano l’adempimento del volere di Dio. Le formule delle preghiere che recito in adorazione sono sempre poche, non per sottovalutazione, ma perché sono fatto così. Non sono capace di recitarne molte senza vagare in distrazioni e porre l’idea del culto in oblio. Ma non dimentico che Dio è sempre vicino a noi, egli è in noi, o piuttosto che noi siamo in Esso.