Tutto il nostro destino è già stampato nelle nostre ossa prima ancora che abbiamo l’età della ragione. Io ne sono convinto, ma penso che a volte è sempre possibile commettere errori che ci costringeranno a tradire questo destino. William Shakspeare nel Giulio Cesare scriveva “Vi son pure dei momenti in cui gli uomini son padroni del loro destino”. L’essenza del problema soggiorna nella nostra anima e si rifà a quanto testè premesso. L’elemento che rende tutti noi diversi insiste in questo nucleo del nostro carattere, del nostro DNA. Fatto molto evidente è che la forza che si oppone al destino è in realtà una debolezza: La dedizione o l’accettazione sono molto più forti. Vivo con impegno la produzione di quelle energie che mi permettono di accettare con dedizione i vincoli del mio destino. Credo di essere una persona coerente che crede nel destino sennò sarei un uomo capriccioso che si affida alcaso. A consuntivo si potrebbe affermare che in tutte le esistenze, si noterebbe una data alla quale il destino si biforca o verso la catastrofe overso il successo. Da ciò che si intende io personalmente sono tra coloro che prendono atto di quanto il destino sia in noi già materializzato, non vivo di stupori, suppliche o credenze, non mi affido agli inciarmi per mutarne il corso. Ho pieno rispetto per il mio destino anche se mi riservato martellate tremende sul capo. Il nostro destino esercita la sua influenza su di noi anche quando non ne abbiamo ancora appresa la natura: il nostro futuro detta le leggi del nostro oggi. IL superbo Jaques Monod sosteneva: Dobbiamo tenerci sempre inguardi da questo senso così forte del destino. La scienza moderna ignora ogni immanenza. Il destino viene scritto nel momento in cui si compie e non prima. Questo diverso punto di vista mi pare discutibile seppur plausibile. L’unica cosa chiara è che il destino viene definito destino ma è improbabile conoscerne la qualità- “ Ma non potria negli uomini il destino/ se dal futuro ognunfosse indovino?”