Così Jean Paul Sartre nel “Diavolo e buon Dio”
E’ l’intensità della fede in un credo quella che fa il combattente valoroso: la vittoria tocca a coloro che possiedono certezze assolute nei riguardi dei problemi di fronte ai quali i dubbi sarebbero il solo atteggiamento ragionevole.
Enrico, nel nome del Popolo Italiano è Dottore in Scienze Motorie
Questa lettera la sto inviando a me stesso
La prima considerazione evidenzia un dato negativo che mi imputo ; non ti ho conosciuto a fondo, probabilmente, nonostante il sentimento paterno, non ti ho stimato e considerato a sufficienza.
La seconda considerazione, caro Enrico, è legata alla tua intensa capacità di credere in te stesso, ed io non me ne sono reso conto.
Laurearti con quel piglio, con quella disinvoltura, tralasciando qualsiasi gesto riconducibile alla cultura scolastica convenzionale fa di te un uomo che ha deciso, esattamente come diceva a tavola Giuseppe, di iniziare un percorso, ma con un punto di partenza molto avanzato.
Non corri il rischio di esporre la tua vittoria quale valore contiguo alla sconfitta. Lo stai dimostrando con la forza dei fatti.
Non c’è sconfitta in te, ma solo forza propulsiva favorita anche dalla tua giovane età.
Ho capito grazie a te che: la vittoria non è della generazione robusta e dura che forma i valorosi squadroni, ma del giovane che ha fede nelle proprie convinzioni ,che proteso bocconi sulla carta e sul compasso alla mano sceglie quel crocicchio fatale di strade che diverrà campo di battaglia(nella vita). E si avvera il detto scritturale, che la “corsa non è del veloce, ne la pugna è del forte”.
Cara Giulia continua la benedizione della tua presenza.
Tale Giulia Tale Enrico
Ciao ragazzi
Il vostro papà