- La stima non esclude l’amicizia, ma sembra raro che contribuisca a farla nascere. Una formula alla quale mi sono appassionatamente coniugato quando mi sono reso conto di avere meno amici di quanto supponevo, ma un po’ di più di quanti ne conoscessi. La scelta per stabilizzare alcuni punti fermi è alquanto complessa.
- Un risultato lo si può ottenere adottando criteri che però comportano il possesso di prerogative legate alla articolatissima qualità della nostra intelligenza. L’intelligenza ha una moltitudine di forme. Può essere convergente, che è quella forma di pensiero che non si lascia influenzare dagli spunti della immaginazione, ma che tende all’univocità della risposta a cui tutte le problematiche vengono ricondotte. Può essere divergente, tipica dei creativi, capaci di soluzioni molteplici e originali che ribaltano i termini dei problemi per dare vita a nuove ideazioni.
- Guidati da una delle due inclinazioni ci produciamo nelle nostre scelte. Le opzioniamo sfruttando anche la nostra intelligenza corporea che è quella che in definitiva ci permette di catturare quella verità che non è mai al di la di ciò che si percepisce. Il dubbio che attende dalla ragione il criterio di distinzione tra illusione e realtà è un dubbio da cui può essere percorsa solo una intelligenza che non abita nel mondo. Se ne deduce che la forza delle nostre scelte risiede esclusivamente nella nostra intimità. La cosa che mi deprime, è che l’uomo vive sempre meno rispetto l’altezza delle proprie passioni. Perché, dopo averle private della loro intrinseca intenzionalità, si è assegnato alle stesse solo lo spazio opaco e il buio del nostro corpo. La ricerca dell’anello di congiunzione tra stima e amicizia passa attraverso la traduzione di “decisioni” prodotte da questa linfa mentale. Gli ingredienti sono il raccolto del nostro campo intellettivo. Stima e amicizia sono graduate, sia che vengano vissute a comparti stagni e sia che convivano parallelamente e in buona armonia nel nostro sentire e guardare sociale. Io ho vissuto gli ultimi anni in modo assolutamente pieno saturato da esperienze drammatiche che mi hanno costretto ad adottare regimi comportamentali molto rigorosi. In questo contesto i rapporti interpersonali sono diventati decisivi. Escudo ogni forma di banalizzazione, non spreco nulla, non abdico a favore dell’effimero e del leggero. Amo le persone che si impegnano, che lavorano. Mi attraggono quelle persone che sanno mimetizzare le virtù della propria intelligenza,che sanno coniugare la verità con la comprensione della verità. E il caso del mio collega Francesco. Tipico esempio di chi è disposto a rinunciare all’esibizione di se per la cura e la tutela del proprio dovere. A questa forma di intelligenza che sa mimetizzarsi compete quella virtù che possiamo chiamare altruismo. L’esatto opposto dell’ intelligenza narcisistica anch’essa presente dalle mie parti. Una forma di intelligenza che diventa sempre più dogmatica, arida e fossilizzata perché non dialogica e non ricettiva di quanto gli altri e il mondo hanno ancora da insegnare. Rispetto alle mie scelte, nell’ambito del territorio lavorativo ho constatato differenze abissali che mi consentono di investire al meglio la mia stima e auspicare di guadagnarci in termini di reciprocità con la condivisione di un sentimento fondamentale: l’amicizia.
- Armando Crivelli 12 dicembre 2011