Premessa la nozione della antica forma di questa Reale Metropoli, faremo partire il forestiere da
PIAZZA CASTELLO
Come quella,che dà l’addio alle principali contrade della città. E lo condurremo a dritta, e a sinistra a vedere quanto potrà interessare la sua curiosità pel più breve cammino.
Posto in mezzo a due amplissime piazze. fu edificato nel 1416 da Amedeo VIII, con quattro torri di gusto antico, e qui terminava il recinto della città, ove la porta Fibellona era posta. Nel 1720 fu abbellito verso ponente di una superba faccia di pietra, ornata di vasi e statue, sculture del Cavaglier Baratta, e di due grandiosi scaloni di marmo sul disegno del celebre Cavaglier Don Filippo Juvarra. Per la munificenza di Madama Reale Giovanna Battista Nemour, madre di Vittorio Amedeo II, primo Re di Sardegna di Casa Savoia. Questo edifizio per questa parte, al dire dè forestieri, può gareggiare con li più belli edifizi d’architettura, che si trovino in Italia, dalle Alpi sino a Roma. Perfino le ferrate delle finestre annunziano il capo d’opera dell’arte del fabbro. Per mezzo dei due detti scaloni si arriva ad un vasto salone ornato di statue e sculture del detto Baratta, e di una quantità di busti in marmo, opere antiche di superbo lavoro. Da questo salone si entra in due vaste camere ornate di pitture di Paolo Panini, Mario Ricci, Pietro Locatelli, del Michele, e Domenico Olivieri. Questo edifizio era destinato dalla suddetta Madama Reale, e noi abbiamo veduti in esso educati il Principe del Piemonte, morto in Roma col nome di Carlo Emanuele IV, sinchè sposò Maria Clotilde di Francia; il Duca di Aosta, ora Vittorio Emanuele I , che abdicò il Regno al suo fratello; il Duca del Genevese, ora Re di Sardegna Carlo Felice, ed il Conte di Morienna, pure morto in Sardegna. Tutti figliuoli di Vittorio Amedo III, e tanto il Principe del Piemonte, quanto il Duca di Aosta non ebbero appartamento nel Palazzo Reale, se non in occasione di loro nozze. Per mezzo di una galleria, sostenuta da un porticato, si aveva l’adito al Palazzo Reale; ma questa essendo stata distrutta dai francesi nella loro ultima occupazione; ora questo Castello è destinato al Governo militare della città, che vi mantiene una numerosa guardia. Su di una delle quattro torri antiche è stata innalzata di recente una specola, e c’è da sperare, che dalla parte dell’orologio si farà un’altra alzata per renderlo simmetrico alla specola. L’osservatore potrà dal mezzo della piazza vedere tre contrade dritte, quella della Zecca a levante per mezzo del vestibolo del castello, quella di contrada nuova a mezzodì, e quella di Dora Grossa a ponente, tutte tre in linea retta. E siccome alla contrada della Zecca sta di fronte la collina, tutta seminata di belle case, ciò a fatto dire al Cavaglier Bernino Romano: Questa è la più bella veduta che si abbia in Italia.
La piazza fu prolungata colla demolizione di un edifizio rustico, che era chiamato Padiglione, perché divideva la Piazza reale da quella del castello, ed era un resto dell’antica casa dei Duchi di Savoia; e per questa demolizione il Palazzo Reale presenta nobilmente il suo frontespizio sull’amplissima piazza. In essa è dove si fanno i fuochi di gioia in occasione di nozze di Principi Reali, o per altre pubbliche solennità, e vi si fanno le festive parate della guarnigione. Una molto elevata cupola da una parte della piazza annunzia la
CHIESA REALE DI S. LORENZO
Che prima del 1801, epoca della generale soppressione degli Ordini Religiosi, apparteneva ai Chierici regolari detti Teatini. Vi si entra per un vestibolo consacrato alla B.V. addolorata, ed è un oratorio, ove fra i vari quadri della passione di Cristo, quello che lo rappresenta gettato ignudo sulla croce, è del Polloni Piemontese. La chiesa è quasi rotonda, ed è ornata di varie colonne di marmo fino, le quali sostengono tutto l’edifizio enorme della cupola, e recano stupore allo spettatore, Questa capricciosa cupola si sostiene a forza di equilibrio con archi, che si vanno poggiando di mano in mano gli uni sugli altri nella loro degradazione. Le pareti del piano sono incrostate di marmi di vari colori, ed ornate di molte statue. Tutto è disegno del P. Guarino Guarini Teatino. L’altare maggiore è fatto alla Romana tutto di marmi connessi a disegno. Il Tabernacolo è tutto guarnito di pietre preziose, e tanto il cupolino, quanto il coro sono fregiati di buon pitture, di ottimi stucchi, e di finissimi fregi in oro. Il S. Lorenzo vestito da diacono è di pittura del Franceschini di Bologna: Le statue in marmo sono del Tandarini, ed i freschi della volta sono del Guidoboni. Nel primo altare a destra entrando in chiesa, la tavola del Crocifisso è del P. Pozzi Gesuita. Nel terzo quello di M.V. col Bambino, è opera di Domenico M. Muratori Bolognese. Dalla parte del Vangelo nell’altare contiguo, la Natività di G.C. è di P. Dufour, e nel piano le Anime del Purgatorio, è del Perugini.
Da una ricerca di Armando Crivelli 28 settembre 2011