Nel doveroso atto di destarmi dal mio oramai anacronistico stato di inquilino di un luogo triste e buio, invaso da pensieri che mi portano alle memorie più tristi, sforzandomi, contrappongo l’immagine opposta,certo illusoria di trovarmi su una classica nuvoletta bianca sospesa in un quadro meravigliosamente azzurro. Sono attorniato da una moltitudine di figure luminose che sembrano avere le sembianze dei cherubini. Sono sorridenti e soavi. Mi accolgono con gesti leggeri, leggiadri, ogni loro mossa è una carezza. Io stesso provo brividi emotivi particolarmente inebrianti e contraccambio allo stesso modo. Ho la sensazione che ogni retaggio o pulsione negativa possa per alcuni attimi essere riassorbita.
Sono pervaso da una gioia che emana tepore terapeutico in grado di mitigare i dolori del mio cuore. Sto certamente sognando, sarò in Paradiso? Sto appagando il mio perpetuo tentativo di realizzare questo desiderio? Tutto ciò è bellissimo, prego il Signore di continuare a darmi il mio sogno quotidiano. Io infatti credo che il sogno sia l’infinita ombra del “Vero”. Questa è la ragione per cui credo nel Paradiso. Non sono d’accordo con coloro che preoccupati dal fatto che nei sogni, specialmente quelli più generosi contenenti qualità impulsiva e compromettente, cercano di confinarli nel limbo. Penso che bisogna alimentare anche la parte più inerte della nostra fantasia non necessariamente con mezzi e metodi razionali. Abbandonarsi e credere nella possibilità che il nostro Paradiso è alla nostra portata deve diventare motivo conduttore propedeutico alla individuazione di modelli di comportamento trasparenti, lindi e lineari. Queste indicazioni non spartiscono nulla , pur nella loro compatibilità , con i doveri del rispetto delle regole di etica pubblica. Sono regole che debbono alimentare il nostro cuore spirituale. Le vitamine, come è noto, aiutano ma non risolvono, il cammino pertanto resta lungo e impervio. A fronte di queste premesse è difficile “vedere” il Paradiso forse è più facile cominciare a “sentirlo”. Udire una musica che ti porta all’abbandono in una culla mentale pervasa da una musica che diffonde note celestiali che adulano il nostro tenore spirituale. Quando sento che il contagio è totale, sento che la mia Giulia si manifesta in qualche modo regalandomi momenti di appagamento delizioso. E’ il carpe diem suscitato da Sant’Agostino che dobbiamo vivere. La profondità di questi sentimenti rivelano che siamo sulla strada giusta perché stiamo raddrizzando il cuore e spianando le vie della nostra superbia. Se riusciamo a restare senza “macchia” io penso che contribuiremo a realizzare una nuova umanità riconciliata. Un Paradiso esteso a tutti.