I gravissimi effetti della crisi stanno determinando non solo conseguenze con ricadute drammatiche sulle condizioni di vita materiale della popolazione ma anche situazioni di autentico e diffuso smarrimento culturale, spirituale e politico. La classica situazione dove è possibile si possano determinare fenomeni di instabilità e mettere a repentaglio la tenuta delle istituzioni democratiche.
In generale, in questi casi ci si rifugia assumendo posizioni generaliste per cui si associano le cause alla responsabilità di tutti. Non voglio negare che in effetti anche la sinistra storica deve farsi carico dei propri specifici gravi errori. Da vecchio militante del P.C.I. però vorrei, per una questione di onestà e correttezza intellettuale ribadire un nostro preciso presupposto concettuale su cui la sinistra dovrebbe riprendere contatto nel candidarsi alla guida del Paese come modello di Società su cui fondare il processo di ripresa e risalita. Non riuscirò, per ragioni di sintesi, a sottolineare in filigrana il ragionamento, ma auspico stimoli il confronto. Innanzitutto va riaffermato il valore universale della democrazia politica. Ovvero la democrazia politica è necessaria ovunque per la costruzione di una società che io chiamo ancora socialista. In concreto: auspico che la sinistra, in particolare SEL a battersi per una società socialista che sia il momento più alto dello sviluppo di tutte le conquiste democratiche e garantisca il rispetto di tutte le libertà individuali e collettive,le libertà religiose e quelle della cultura, delle arti e delle scienze. E’ possibile realizzare questo modello sociale con il contributo di forze politiche, di organizzazioni, di partiti diversi e che le forze lavoratrici,possano affermare la loro funzione storica in un sistema pluralistico e democratico che rispetti i diritti.