Nell’affrontare l’argomento delle nuove generazioni bisogna partire da una constatazione” Il problema materiale dell’avvenire, delle prospettive della propria esistenza è ciò che dà una impronta comune a tutta una generazione, perché il modo come questo problema deve essere affrontato e risolto, varia a secondo del periodo storico. Vi sono periodi in cui la vita si presenta come una carriera ampiamente aperta a tutti, e vi sono periodi in cui si presentano come sentieri aspri, che bisogna aprirsi con una lotta feroce contro i propri simili e contro le difficoltà materiali. L’umanità sta appunto attraversando uno di questi ultimi periodi, tanto nel nostro paese quanto in buona parte del resto del mondo capitalistico oggi attraversato da una catastrofica crisi economica”.
Da qui la necessità che matura attraverso i giovani nell’avvicinarsi e unirsi per migliorare le condizioni della loro vita con l’impegno e la lotta. Per cercare di guadagnarsi un futuro. Rilevo inoltre che all’origine di questa ripresa di tensione presente nelle nuove generazioni, con particolare e significativo protagonismo del genere femminile, non è solo legata alla comune solidarietà rispetto gli interessi materiali ma anche perché esiste un certo grado di unità generazionale per ciò che si afferisce al loro orientamento ideologico e spirituale, poiché le varie fasi che la società attraversa, i momenti e i periodi di crisi, i passaggi dal cambiamento all’assestamento e poi a un nuovo cambiamento a livello diverso, hanno tra i giovani una ripercussione particolare, assumono un singolare tono e colore nella coscienza giovanile, più aperta agli slanci, all’entusiasmo, ma anche preda facile della delusione. Per evitare tutto ciò è necessario che tutti comprendano in modo attivo. Bisogna valicare il limite della realtà quotidiana. Con l’ entusiasmo sorretto e nutrito del ragionare, dell’operare e lottare. Come far diventare forza positiva e costruttiva il loro legittimo rifiuto a lasciarsi inserire e incasellare nell’ingranaggio prestabilito, la loro legittima ripulsa di essere destinati a vegetare in un mondo di ragionevolezza, avremmo sostenuto alcuni decenni orsono, borghese e filistea? Ma questa grande operazione culturale deve coinvolgere tutto l’insieme dell’impianto sociale del Paese. Per contribuire bisogna sapere innanzi tutto che i giovani non hanno bisogno di mentori o di dirigenti che piovono dal cielo, hanno bisogno di interlocutori aperti e dotati di formidabile capacità di ascolto. Lo smarrimento, gli sbandamenti dei giovani nell’era berlusconiana ha l a radice che porta al cedimento di larghe masse di ragazzi e ragazze alle lusinghe e alla retorica populista, alla agitazione di un mito che prelude ad una Italia “bella e ricca”, al culto del cesarismo, alla sua studiata e vuota esaltazione del suo essere priapisticamente superiore, alla sua vernice fatta di menefreghismo antistorico e anticulturale e dal suo feroce anticomunismo. Analizzando alcuni aspetti relativi il rapporto tra giovani e istituzioni, rilevo che la mente dei ragazzi ha più difficoltà rispetto a quella degli adulti ad arrivare al concreto, tendendo invece alla generalizzazione nel porre le stesse questioni materiali relative la loro condizione di vita, nel presente ed in prospettiva- quelle della condizione del lavoro, della organizzazione dello studio e della scuola, della scelta di una strada e della lotta per garantirsi un libero avvenire –i giovani sono irresistibilmente spinti e metterla in relazione – come del resto è legittimo- con i problemi generali dell’assetto attuale della società. Visti gli aspetti negativi odierni che colpiscono a pioggia tutto il mondo giovanile non riescono a scoprire nel presente grandezza ideale a trovare materiale soddisfazioni sicchè gli elementi positivi (pochi) sfuggono a gran parte degli stessi. Mi rendo che non sto offrendo soluzioni. Oggi i dati sono drammatici, quasi il 40% dei giovani è disoccupato, gli altri sono precari, nel loro futuro solo fumo e persecuzione. La fiducia nello Stato e nelle sue forme di rappresentazione politiche e sociali è ridotta ai minimi termini. Che fare? Potrebbe essere già importante ricominciare a parlarne, fare crescere l’attenzione e finalizzare verso la stessa l’insieme della filosofia che guida le scelte politiche. Il compito che la sinistra deve svolgere è quello di vivere il tema con virtù riformista e non di semplice difesa di un esistente stato sociale, che nonostante le conquiste, oggi rivela tutti i suoi limiti. Togliatti avrebbe invitato i giovani ad essere legati al movimento operaio e alle sue organizzazioni politiche e sindacali. Avrebbe proposto l’ambizioso obiettivo di condurre una grande battaglia per la rinascita politica e morale del nostro Paese condotta da autentici gladiatori spartachisti, i giovani. Quanta nostalgia, ma anche tanta speranza.