“Fare bene e fare sul serio” – sin dall’ inizio Margherita di Savoia dimostrò il suo impegno, diventando la moglie del Principe Ereditario, Umberto, del quale era cugina. Figlia di Ferdinando, duca di Genova secondogenito di Carlo Alberto e della principessa Elisabetta di Sassonia, Margherita, nel gennaio del 1868, in una giornata nella quale, secondo le cronache, Torino era ammantata di neve, ricevette la richiesta di matrimonio,direttamente dal Principe Umberto, senza intermediari: niente fino ad allora avrebbe fatto supporre le nozze tra i due cugini, tanto la preparazione tra la madre, Elisabetta e Vittorio Emanuele II era stata discreta. Margherita accettò con lo slancio ed entusiasmo dei suoi 17 anni e seppe, fin dal primo momento, essere all’ altezza della situazione.
Finalmente una Regina italiana , questo tra l’altro si può leggere dietro la decisione del Re e la scelta fu sicuramente felice; sui sentimenti di Umberto per la giovane fidanzata si avanzavano illazioni suffragate dalla consolidata relazione con la Duchessa Eugenia Litta, che non fu mai del tutto confinata nell’ ombra, ma l’abile Margherita seppe tenerle testa, anche perché non sarà mai la sola insidia amorosa nei confronti del Sovrano La personalità della principessa si dimostrò comunque tale, che il suo ascendente non verrà scalfito. Per lo sposalizio, celebrato il 22 aprile 1868 nel Duomo di San Giovanni a Torino – dove erano state benedette le bandiere delle Guerre di indipendenza era decorato con migliaia di margherite e tutte le campane del Piemonte suonavano a distesa, in onore della bionda sposa sabauda. I grandiosi festeggiamenti durarono 8 giorni, memorabile il Carosello,che ebbe luogo in Piazza Carlo Emanuele II. Il torneo, al quale parteciparono i Principi di sangue e il fior fiore dell’aristocrazia, rievocava il ritorno di Emanuele Filiberto agli aviti domini, con la sua sposa. Una Italia che doveva crescere con lei e d alla quale impresse un sigillo di grazia e regalità, doti che possedeva al più alto grado. A Torino, e dovunque si recò in seguito al matrimonio, la consorte di Umberto di Savoia ebbe accoglienze trionfali. Il Carducci scriveva quelle parole degne di Lui e di Lei:” Non sarà mai detto che un poeta greco o girondino passi innanzi alla bellezza e alla grazia salutare, -cosi come il popolo italiano:”. Tutti erano rapiti da quella bionda e gemmata bellezza. E Margherita principessa, poi madre e regina, seppe irraggiare intorno a se tutti gli splendori della grazia sorridente “Carducci”., bellissima,dotata di rara intelligenza e di vasta e varia cultura. Margherita prima Regina d’Italia, divenne presto popolarissima per le sue grazie e per la sua affabilità e per il suo gran cuore e la bontà verso gli umili. Madre affettuosa ma severa, fu per il Re la più illuminata guida. Sposa tenera e devota, amò Umberto con una forza confinante idolatria. Sovrana piena di comprensione,partecipò alle gioie e ai dolori del popolo con intensità e fermezza aulica.Ella concepì la vita con gioioso e tremendo senso del dovere. Alla vita guardò sempre con i suoi occhi limpidi e fermi. Anche da Regina e madre, Margherita di Savoia continuò a coltivare con vivissimo amore le lettere, le belle arti e la scienza.Non si capisce quando ella trovasse il tempo per leggere, e come facesse a ricordare tanto di ciò che aveva veduto e studiato. Con gli scienziati ragionava di scienza, con Gregorovius di Storia romana e latina, con Bonghi di filosofia, di archeologia e di filologia”Decio Cinti” Ma sarà l’ Almasi a dare la descrizione più aderente delle doti che gli permetteranno di essere maestra nello scibile delle cose che prevedono qualità personale. La tragedia di Monza(29 luglio 1900” la colpì tremendamente, e dal dolore immenso che la straziò nacque poi una dolce preghiera che tutti gli italiani conobbero e che per tempo fu il miglior elogio di Umberto e la più alta condanna per questo gesto infame.Diventata la regina madre, Margherita di Savoia si ritirò nel palazzo Boncompagni – Ludovisi, a Roma dove abitava quasi sempre, dedicandosi agli studi preferiti. Ella si circondò sempre di uomini colti e di spiriti superiori. Terenzio Mamiani, Cesare Correnti, Marco Minghetti, Ruggero Bonghi frequentavano il suo cenacolo letterario privato.E’ nota l’ammirazione di Giosuè Carducci nei suoi confronti. Fu rapito da quella bionda e genuina bellezza e il fascino che esercitò sullo spirito aperto di ogni bellezza del fiero repubblicano, che la cantò in una sua memorabile ode. I ferventi del repubblicanesimo italiano protestarono ferocemente, insultandolo e beffandolo.Ma egli difese con una prosa nobilissima la figura di margherita. Durante la grande guerra, la regina madre fu incessantemente animatrice di patriottismi e di sostegni, elargì aiuti e lenì sofferenze con conforti materiali e con il fascino della presenza. La vittoria italiana, nella quale aveva fortemente creduto, le procurò una delle maggiori e più luminose gioie della sua vita. L’augusta donna fu colta nella sua ridente villa di Bordighera dal male che la condusse alla morte. Era il 4 gennaio 1926.Fu sepolta con onoranze grandiose, nel Pantheon di Roma. La sua tomba è accanto a quella di Umberto.