Nessuno di noi avrà dimenticato la simpatica figura della buona nonna, tutto brio, garbo e cuore, che vestiva di seta color pulce cangiante e portava “mitene di filosso” alte sino al gomito. Arca di scienza in gonnella, pozzo di erudizione in tema di storielle, malizie, tradizioni arcaiche, minute corbellerie d’atti e parole, interpellanze burlevoli e canzoncine. A servizio delle quali ultime recava un fil di voce tenue si ma perfettamente intonato, in quanto fosse amante della musica e ricordasse con particolare soddisfazione d’aver chiacchierato ad es. nel 1843 con il Donizzetti, assistito nel 1837 ad uno dei concerti indiavolati di Niccolò Paganini, nonchè sentiti al Teatro Grande ovvero quello di S.A serenissima, il Principe di Carignano, la Grisi, Donzelli,la Frezzolini e via discorrendo. Amava infiorare il discorso con i modivernacoli, i quali hanno più rapporto alla città di appartenenza. La nonna teneva le cose sulla punta come suol dirsi delle dita e con esse considerevoli quote di quel patrimonio di filosofia spicciola che la sagacia e la malizia delle generazioni trascorse ebbe ad accumulare, in adagi, sentenze,distici cantilene a profitto delle generazioni venture.
N.B. ho chiesto un po di soccorso ad Alberto Viriglio.