Colgo volo uno spunto. Me lo ha offerto un’amica. Nel propormi di prendere assieme un caffè mi ha suggerito di discutere con lei della felicità. Argomento da me sfiorato più volte ma mai affrontato di petto. Per essere preciso ho avuto modo di sostenere che si tratta di un sentimento che non provo ma che in parte ritengo di conoscere. Però la prova del nove la posso fare solo su me stesso. La felicità è come la verità: non si ha, ci si è…Per questo nessuno che sia felice, può sapere di esserlo. Per vedere la felicità, se ne dovrebbe uscire. L’unico rapporto tra coscienza e felicità è la gratitudine. Ma sottolineato che il sentimento è vissuto soggettivamente con tutte le componenti; il mio ragionamento rischia di essere aleatorio, discutibile.
Pertanto non mi arroccherò a principi dogmatici. Cerco di restare nell’ambito di un vissuto terreno caratterizzato da fatti per me negativi che spesso superavano le mie qualità messe in campo come arma di difesa. Sulla base di un conteggio ad oggi ammetto la mia sconfitta. Sconfitta che non è rassegnazione. Penso che attorno la definizione di felicità debba comparire l'avviso che avverte che il contenuto è fragile. Gli esseri felici sono gravi. Portano in se attentamente il loro cuore come un bicchiere pieno che al minimo movimento potrebbe farlo traboccare e cadere e rompersi. Ai pensieri sulla felicità umana si è sempre miscelato, chi sa perché, qualcosa di malinconico ma ora, alla vista di un uomo felice mi impossesso di un sentimento penoso, vicino alla disperazione. Questo è il muroche lentamente si è elevato attorno a me. Quante volte mi è capitato di pensareche la più grande felicità è conoscere le cause della infelicità. L’argomento deve continuare a scorre sul piano della visione personale si tratta di un ingrediente della nostra aurea mentale.La coscienza di essere felici se non si somministra con gratitudine rischia di trasformarsi in presunzione e ciò comporta incomprensione e divisione. In età giovanile fantasticavo, la felicità era una gioia acuta che mi sconvolgeva il cuore, una specie di spasmo dell’anima. La vera felicità costa sicuramente poco: se è cara non è di buona qualità. Quindi c’è un buon rapporto tra felicità e verità. La felicità è la ragione. Posso simpatizzare con le sofferenze degli altri, ma non con i loro piaceri. Vi è qualcosa di singolarmente noioso nella felicità di un altro, d’altro canto abbiamo soltanto la felicità che siamo in grado di comprendere. Non è nel nostro potere desiderare di esser felici o infelici.. Leopardi scrisse: Certo l’ultima causa dell’essere umano non è la felicità: perché niuna cosa è felice” . L’argomento ha carattere liquido di difficile rappresentazione. Perché la felicità diventi sostanziale edia tono all’esistenza occorrono che il ricordo che identifica la conoscenza che placa l’idea filosofica e religiosa, insomma il concetto. Ci sono animali felici che ci dimostrano come è breve il respiro di questa felicità. (Da Theodor Adorno). Ho la zucca stanca. Mi fermo. Scusate se sono stato lungo e prolisso.