E’ l’ora sacrale, è giunta l’ora dei regali natalizi. C’è grande fermento, nei centri commerciali,in tutte le botteghe, in ogni angolo di via tutto luccica.
Un salame infiocchettato non è più un onesto salame, ma un simbolo, uno strumento di scambi tribali.
Libri che paiono scatole di cioccolatini, scatole di cioccolatini che paiono volumi enciclopedici.
Bisognerebbe amare i regali e far regali, ma chi ci riesce! In questo fantomatico mercato di scambi al buio si corrono rischi ridicoli.
C’è il trionfo dei cavatappi inservibili, di scherzetti in legno, di paccottiglia esotica.
Abbiamo oramai regalato e ricevuto di tutto, e abbiamo parlato male di ogni cosa avuta o donata.
Anche questo Fa’ Natale dando un colpo alle economie vacillanti. C’è una tristezza donativa che si placa solamente dopo aver disfatto il pacchettino..
Hanno ragione i commercianti a costruire attorno a noi questo effimero Paese dei Balocchi.
Sono sempre più convinto che sono i commercianti gli ultimi pensatori del secolo.
Forse ho esagerato, probabilmente è un bene che almeno una volta all’anno si scatenino questi strani intrugli sociali che addolciscono le persone.
E’ vero che offrire un dono si alimenta lo stato di fraterna commozione e nel riceverlo si vive altrettanto sentimento.
Purtroppo,però,il momento magico ha vita breve,le logiche prevalenti di questa società riprendono immediatamente il dominio delle regole annientando l’aura celeste dei buoni sentimenti.
Dalle mie parti,per quest’anno nessun regalo , ma solo opere di sostegno per chi ha bisogno.
Armando e Romana