Nell’insieme, quello che colpisce di più è il ritratto della vita di corte. Il generale,, infatti,si assume,allo stesso tempo, il ruolo di confidente del re e della sua amante. Un compito che richiede una grande capacità diplomatica. E’ nominato Gran Cacciatore e organizza tutte le battute di caccia reali, a volte pretesti per avventure. In alcune lettere, Vittorio Emanuele gli chiede di sistemare i parenti delle sue giovani compagne di letto, quasi sempre popolane. In un telegramma scrive di mandare un sergente nella “destinazione più remota possibile”. In un altro chiede al Viale di invitare un’allegra compagnia a Poggio Cajano per festeggiare insieme con la contessa Mirafiori. Le malelingue affibbiano al generale il ruolo di amante della contessa di Mirafiori. Ma queste lettere tracciano un rapporto più da complici che da innamorati. In uno degli ultimi telegrammi spediti attraverso il servizio di Sua Maestà, nel gennaio del 77, un anno prima della morte del re , la contessa raccomanda all’amico di “confessare tutti i suoi peccati con il fermo proponimento di non farne più”. Di quali peccati parla? All’ufficiale arrivano anche i fogli di delazione su argomenti, neanche a dirlo, erotici. Una lettera firmata da “ alcuni devoti servitori e patrioti” ci va pesante.” Perché possiate conoscere un pochino alcuno dei nuovi dipendenti di vostra Eccellenza i più intriganti presso il Re. L’ufficiale delle cacce alla Regia mandria, Prato Gianni che aspira al grado di Capitano, costui venne accettato nelle cacce come guardia semplice sotto mandato di cattura, costui si vanta di avere l’appoggio del Re perché fa il ruffiano e la spia e procura ragazze e puttane a S.M. Il capitano di montagna Nasi, costui è un contadinaccio che per arrivare al grado di capitano non ha avuto rossore di vendere sua figlia al proprio direttore, il Conte di Chateauneuf…” E via denunciando. Insomma, l’atmosfera a corte non era delle più puritane. Ogni tanto,la Rosin, come una moglie se ne lamenta tra le righe. Ma il Re non era fedele, almeno era costante. Amorazzi a parte, alla mandria si comporta come un marito, con la Rosin che gli prepara la bagna caoda e lui si inorgoglisce dei suoi figli. Una volta esclama:”Guardate che bei prodotti che si ottengono quando si mescola il nostro sangue a quello del popolo” E lei, nelle lettere, è una compagna apprensiva, non certo una donna fatale. Come quando scrive al generale per informarsi sulla salute del sovrano, malato a Napoli: “ Mi raccomando a lei, sig. Generale di usargli sorveglianza per mia tranquillità,poiché ieri che seppi che S.M stava poco bene mi trovo in una indescrivibile inquietudine”.
Crivelli Armando 9 giugno 2012
Ricerche del 1999. Fonte Fabio Sindici.