dovere e della disciplina – e che veramente libero sia quello Stato nel quale tutti, dal Re all’ ultimo cittadino, sono obbligati nei confronti delle leggi. Considerando i tempi, considerando i frutti conseguiti,non potremo non risponder: “per un gran pezzo ebbero ragione”. Ad ogni modo il fatto è che essi pretesero da tutti indistintamente i loro sudditi obbedienza assoluta e indiscussa. Chiedo venia per l’insistenza. Il predetto Emanuele Filiberto sulla lapide d’un barone Savoiardo: “all’ alto e potente signore..”fece cancellare quell’ epitaffio dicendo “solo io sono alto e potente”!! Ho buone forche per il popolo e buone mannaie per i nobili! Diceva l’altrettanto buon Vittorio Amedeo II;benché le forche e le mannaie, sotto la dinastia Savoiarda, siano sempre state piuttosto argomento di dissuasione e solo raramente di punizione., tuttavia basta questo per mostrare che, in punto all’ obbedienza, quei principi no ammettevano differenze di sorta tra nobili e sudditi. Il titolo nobiliare determinava l’impegno che gli eredi di uomini virtuosi traessero dai loro blasonati genitori e no sempre argomento di speciali privilegi, ma incitamento a conservar e accrescere, col proprio valore colle proprie doti la gloria del nome che essi portavano Il titolo nobiliare è un sacro deposito, che il genitore trasmette al figlio perché lo custodisca con religiosa cura qual gloria della famiglia. E della patria. L’orgoglio di appartenenza era molto radicato. Se io venissi, - scriveva il Marchese Cesare d’Azeglio avviandosi alla guerra, - a morire prego mia moglie ad indossare l’abito di gala, perché ella deve tenere a grandissima fortuna che io abbia potuto dar la vita per la patria e per il Re.
La Casa di Savoia e il Clero di Roma: Il sincero sentimento religioso dei principi non impedì ch’essi dalle origini fin al compimento dell’Unità d’Italia, fu rispettoso e inflessibile, difesero però i diritti della sovranità laica contro i privilegi clericali. Tra le mille miserie, la principale è stata l’istituzione religiosa,ammirevole per disciplina ma nemica giurata dell’unità politica, e perciò non solo non disposta ad agevolare il compimento della nostra rigenerazione e fusione, a pronte a combattere quanti sforzi fossero fatti per assodare economicamente il Paese.Appositamente creato per eccitare e moderare il sentimento morale del popolo credente, il Clero può essere di sommo vantaggio al paese, quando la sua sorte fosse indissolubilmente legata alle sorti del paese stesso. Il Clero cattolico ha un Re che siede in vaticano,e al quale ubbidire e deve obbedire ciecamente, dal vaticano si staccano gli immensi e flessuosi rami, che cercano nutrimento in tutti i climi e cercan di coprire delle loro ombra le terre vicine e lontane. Molte dinastie sono famose per le violenze delle loro lotte contro le ingordige papali, questa di Savoia invece non alza mai la bandiera della rivalità, eppure essa è la sola che– essendo nata cacciando i vescovi dalla città – sia cresciuta opponendo inflessibile resistenza alle cupidige clericali, ed abbia finalmente osato, impadronirsi di quello di Roma, che è centro del cattolicesimo stesso, Per 9 secoli Casa Savoia e il Papato compiono contemporaneamente i due percorsi di una parabola, quella ascendente e quella discendente. L’undicesimo secolo vede l’apice di Roma e sente i primi vagiti dei Savoia, il secondo decimonono assiste all’ agonia dell’una e al trionfo della seconda. E’mai una lotta rumorosa , ma sempre dissimulata sotto una vernice di ossequioso rispetto da un lato di paterna benevolenza dall’ altro. Se pertanto fu degna di ammirazione l’opera di casa Savoia nell’ infondere nei sudditi il sentimento della disciplina per difendersi dagli stranieri, assai più degno di meraviglia è il avoro calmo, incessante, incrollabile, col quale seppe salvare se ed il proprio popolo dalle insidie romane; - giacchè se lo straniero acquistava odio colle enormi imposizioni e devastazioni vandaliche, -il clero invece sapeva insinuarsi nei cuori sotto le appartenenze della carità, con parate di pace, di perdoni, di rassegnazione sulle labbra. Ecco perché, fin dalle origini, i principini Savoia adottarono una politica clericale ed ecclesiastica rispettosa ma inflessibile, che gli permise di mantenere indiscussa la loro sovranità e a loro si conservò l’appoggio costante del popolo religioso, disciplinato,virile, pronto sempre a tutto, pronto a sacrificarsi per la dinastia e per l’indipendenza e non come purtroppo avvenne in altre parti d’Italia, d’una moltitudine di scettici e di sagrestani. Basta ciò per assodare che non solo l’autorità pontificia non ebbe mai motivo ad inaugurare stagioni di contrapposizione colla Monarchia. Ad es Umberto III, scomunicato dal Papa Alessandro III per questioni giurisdizionali ecclesiastiche,fu poi messo nel numero dei Santi. Amedeo VI, fierissimo oppugnatore delle ingerenze clericali, è chiamato dal Papa “ Atleta e difensore della chiesa”. Emanuele Filiberto era un fervido cattolico prima d’intraprendere qualche iniziativa bellica. I protestanti di un Cantone Svizzero, gli avevano usurpato alcune terre promettendo però di restituirle purche egli si ribellasse alle superstizioni di Roma; Egli rispose: - quale è la vostra religione che vi insegna a Rubare? Gli esempi potrebbero essere molti di più e molto significativi. Probanti quelli relativi il Principe Eugenio anche esso scomunicato dal Papa Clemente XI.
Armando Crivelli 13 ottobre 2013