La prima cosa che mi sovviene è quella di mantenere l’equilibrio nelle situazioni in cui ravviso delle difficoltà. Ma l’equilibrio in se che cosa è se non la gradazione delle forze che possiamo controllare. Quindi l’equilibrio va costantemente sostanziato dal nostro alimento intellettuale. In ogni situazione è possibile marcare il nostro ruolo con la variabile conseguente al nostro comportamento che veste l’abito fornito dallo strumento mentale che ispira l’equilibrio azionato. Sottolineo che l’equilibrio è rigorosamente individuale e non risponde a regole generali. E’ una risorsa. Quindi lo mettiamo in azione per consentirci di relazionare proficuamente in ampio spettro sociale. Di converso se non assumiamo posizioni equilibrate; una delle possibili conseguenze è quella di scadere nella fase della indifferenza. Rischiamo la paralisi dell’anima. L’indifferenza è comunque motivabile, per molte persone, l’indifferenza può diventare una religione. Io però ritengo che uno dei peggiori peccati che possiamo commettere non sia l’odio bensì l’indifferenza. La considero per l’appunto micidiale per l’anima come la muffa per le cose. Se invece, per cercare di crescere, per evolverci, diamo credito , sfruttandolo, al potenziale di equilibrio a disposizione, camminiamo in direzione della serenità. Una posizione che ci da speranza senza timori.
Si diceva” Troverai sollievo anche rispetto le vane fantasie se compirai ogni atto della tua vita come se fosse l’ultimo” Ecco secondo me un uso equilibrato delle nostre forze.