Ho sempre cercato di sottolineare il peso e il valore della sua individualità storica,politica e morale.
Quella “Diversità” che non ha mai voluto essere presunzione boriosa di superiorità, volontà ed orgoglio integrali stico, ma riaffermazione netta ed anche puntigliosa delle radici e delle ragioni politico culturali della forza del P.C.I., del suo profondo radicamento nazionale, del suo carattere di grande e democratica organizzazione di massa. Diverso per il peculiare modo di fare politica, inteso nell’impegno di saldare sempre le lotte per la soluzione dei problemi dei lavoratori e del Paese con le lotte per i grandi fini ideali della Pace e del Socialismo
Partecipo oggi al dibattito precongressuale in veste di militante di S.E.L. con le convinzioni della premessa.
Gli amici (Vendola) e i compagni che mi hanno preceduto hanno introdotto temi veramente importanti, ne hanno articolato i contenuti prospettandoli come ingredienti decisivi della discussione.
Rilevo però che da nessuna penna si verbalizzano termini come Socialismo o Comunismo.
Per quanto mi riguarda ciò è preliminare. Io sono pronto all’impegno a condizione che siano chiari gli obiettivi.
La prospettiva del Socialismo è per me vincolante. Chiedo a tutti Voi: è in contraddizione con le ragioni strategiche che si prefigge il nostro movimento politico?
Amo richiamare Berlinguer .
Per questo straordinario dirigente politico l’idea di “massa” corrisponde ad una precisa concezione della politica intesa come impegno e partecipazione, intervento e controllo da parte dei cittadini.
Il Partito inteso come organizzazione che fa politica in modo continuo, che è tramite e strumento, attraverso una presenza diffusa e organizzata nella società, tra il popolo e le istituzioni.
Il Partito è il motore potentissimo della lotta.
Il quadro della crisi che si presenta di fronte a noi è drammatico. Che fare per fronteggiare questa situazione così grave e pericolosa, anche per difender e la democrazia, i diritti e non cancellare per sempre la prospettiva del futuro alle nuove generazioni.
Innanzi tutto l’unità delle forze popolari, essa deve restare la nostra bandiera e non può ridursi ad accordo di vertice.
L’unità, nasce attraverso La libera competizione tra forze diverse sul terreno dei grandi problemi nazionali, in sostanza forti esperienze collettive vissute dalle masse ( oggi gli indignatos, le donne, gli studenti, i precari) in grandi battaglie di libertà e progresso. Solo così il popolo diventa nazione e si riconosce nelle istituzioni, in quanto partecipa esso stesso alla definizione delle mete nazionali.
Ingrao, nel suo “Indignarsi non basta” denuncia la disaffezione nei confronti dei partiti e il rischio che passi solo la cultura della denuncia e poi quella del disimpegno.
Ecco il luogo in S.E.L. deve calcare la sua presenza: offrire progettualità, ma tanta idealità e tensione irata con propensione alla lotta.
Mi aspetto , da parte di chi non ha vissuto la mia esperienza dure critiche di riporto sul supposto fallimento del modello socialista. Accuse di nostalgia. Mi aspetto critiche anche da parte di coloro che abiurano i loro trascorsi di militanza comunista. Non importa. Mi accontento se si vorranno considerare le questioni da me poste. Non mi interessa entrare nei sistemi correntizio che pare sia presente nella nostra organizzazione provinciale. Ecco perché è importante ristudiare e attualizzare il comportamento funzionale del P.C.I.
E’ probabile che sin dalle prossime elezioni S.E.L . sarà significativamente rappresentata nelle Istituzioni.
Voglio che ci resti, che si consolidi ma non dismetta mai la sua “originale ragion d’essere”.
Armando Crivelli, 22 Agosto 2011