Ci poniamo interrogativi gonfi di crudeltà.
Spesso si è costretti ad attestare il nostro senso di vuoto, di una esistenza che ci rimanda ad echi sinistri.
Ci si sente spesso soli. Reticenze e ritrosie condizionano il nostro rapporto con gli altri.
“CHISSA’ COME ERA IL MONDO, QUANDO LA VITA VENIVA INTERPRETATA E GIUDICATA COME UN DONO”
Nessuno di noi lo ricorda.
Quando ubbidivamo ad idee e valori,abitudini,proverbi,minime certezze,minime fedeltà.
L’uomo che era nato per piangere e ridere siamo riusciti a distruggerlo con le sole lacrime.
Mai siamo stati così soli,così meschini,così poveri,così impotenti,così deboli.
Le macchine avanzano,la scienza scopre,il pianeta è sventrato,gli orologi mangiano la curva dell’esistenza,si corre, si vola, si calpesta la natura e il risultato si riassume in una domanda angosciosa: cosa faremo di noi stessi,cosa diventeremo domani?
Bisognerebbe riaggrapparci alle idee.
Non importa se esse sono antiche e consunte.
Non importa se lanciano ombre platoniche o barcollano attraverso il caos e le necessità biologiche.
Bisogna salvare a tutti i costi le nostre convinzioni.
Non esiste notte perenne che non possa essere vinta.
Accendiamo un cerino nel nostro cuore e a coloro che non credono a nulla dobbiamo chiedere: perchè? Forse riusciremo a confonderli.