Autosufficienza non significa “Fare un passo indietro” verso un tenore di vita inferiore. Semmai vuol dire puntare ad un tenore di vita migliore, a cibi freschi, buoni e biologici, ad un ambiente piacevole, alla salute del corpo e alla pace della mente che accompagnano il duro e variegato lavoro all’aria aperta, e alla soddisfazione che deriva dal realizzare bene compiti difficile e complessi. Quasi tutto ciò che usiamo, nel mondo moderno dipende dai capricci delle multinazionali o dall’attività di una complessa catena produttiva. Per questo essere capaci di fare e produrre da soli da un senso di pace e di soddisfazione. D’altro canto, di fronte al disastro economico che sta ingoiando i Paesi dell’area occidentale portando interi popoli a doversi misurare con la parola “povertà” sono la riprova che questo modello di sviluppo avesse sin dalla sua genesi grandi elementi di debolezza e contraddizione. Fin che hanno potuto ci hanno ipnotizzati imponendoci modelli di comportamento tossici, ammansuendoci, plasmandoci, suadendoci con messaggi apparentemente nutritivi dei nostri bisogni. Oggi gli attori interessati di questa colossale messa in scena, forti del loro potere,non sono più in grado di prospettare qualcosa che offra prospettiva. L’uomo comune deve saper reagire, cosciente che pagherà per l’ennesima volta dei costi pesantissimi, subirà ancora forti dolori sociali e dovrà fare fronte a molte rinunce. Ma è l’occasione per rivisitare il sistema delle nostre necessità per assicurargli nuove forme di tutela. E’ possibile, oggi, dare una risposta al drammatico appello che ci lancia l’ambiente in cui viviamo. Ci chiede rispetto, difesa e tutela. E’ possibile valorizzarlo se entriamo in sintonia con gli elementi costitutivi delle prerogative che, il mondo che ci ospita, detiene nella sua intrinseca natura. L’autosufficienza è uno dei percorsi che possiamo seguire. Perché non considerare singoli,intimi, significativi rapporti con l’ambiente, rilanciandoci attraverso le antiche abitudini patriarcali. Coltivare un orto, rispettare un fiore di campo, utilizzando la bicicletta, camminando e condividendo qualsiasi calendario climatico e meteorologico. Probabilmente un comportamento di “massa” di questo tipo stempererà l’irritazione a cui è giunta la natura. Una natura lesa e offesa. Rilanciamo i nostri consumi personali riconvertendoci culturalmente. Insegniamo ai nostri figli a consumare più frutta e verdura. Conoscere i calendari di stagione e provveder e agli acquisti attraverso il Km 0 o presso spacci locali. I prodotti debbono essere certificati e debbono derivare da produzioni locali. In questo quadro , è fondamentale il ruolo dei Comuni che devono istituire veri organismi di governo e orientamento che per altro sono sicuramente a costo zero. Non credo sia demagogico o fazioso sostenere la tesi che per le feste di questo fine anno si debbano acquistare solo cose che servono e che rispondono ai requisiti che garantiscono qualità e salubrietà prodotti da artigiani, contadini e allevatori del territorio. Questa forzatura è necessaria per imporre l’inversione di tendenza. State certi che “Lor signori” non sono certo preoccupati che oggi centinaia di migliaia di persone soffrono e piangono per la perdita del posto di lavoro. Che sono costretti a salire sulle torri della stazione di Milano per denunciare che gli è stato rubato il futuro. Giovani, donne, operai, impiegati, disabili pagano il prezzo di una cultura di governo della cosa pubblica e privata che ha annichilito e distrutto il sogno di tanta meravigliosa gente. Datemi retta, se vi è rimasta qualche moneta in tasca spendetela nel modo suggerito. Riappropriamoci del nostro recinto. Autosufficienza significa Libertà.
Armando Crivelli16 dicembre 2011