L’amicizia, essendo un prodotto del sentimento va soggetta a tutte le variazioni e in alcuni temperamenti ha l’instabilità del tempo di marzo; può resistere a lungo come può durare poco, può mutarsi in indifferenza o capovolgersi in odio, può dare dispiaceri o procurare gioie, può essere un conforto per lo spirito come può produrre avvilimento. Perciò fanno male coloro che si scalmano – non sono pochi, fra essi vanno anche annoverati degli uomini celebri – contro l’amicizia, ritenendola pressoché inutile, se non addirittura nociva alla salute dello spirito. Costoro evidentemente partono dal presupposto che l’amicizia sia fatta più per chiedere che per donare. Non è così. Tuttavia è sempre consigliabile di non fare agli amici delle confidenze che domani (non si sa mai, direbbe Pirandello)potrebbero compromettervi, come è buona regola non chiedere all’amicizia più di quanto essa in realtà possa dare. Entro i giusti limiti, l’amicizia è uno dei più dolci e cari nei rapporti interpersonali. Procura gioie e oasi di sincerità. Essa è stata oggetto di trattati: ricordo quello di Cicerone, ma ce ne sono altri non meno significativi. La qual cosa sta a dimostrare che l’amicizia con i suoi pro e si suoi contra, è uno dei cardini della vita sociale. E’ non è quasi mai vero che essa possa essere causa di favoritismi o di ingiustizie: agevola, invece, a rifletterci, il senso della bontà e giustizia nell’uomo, il quale, per natura sua, tende ad esserne avaro. E poi è più facile, quando una cosa non si può fare, dire di no a un amico che ad una persona con la quale non si abbia molta confidenza. Sembrerà un paradosso, ma è proprio così.